martedì 24 marzo 2009

24 Marzo 1999: cominciano i bombardamenti su Belgrado

A dieci anni di distanza il suono di quella sirena riecheggia ancora nell'aria.
L'ultimo grido straziante di un'Europa accasciata al suolo.
Mezzo secolo dopo aver bombardato Roma, Milano e Berlino, mezzo secolo dopo aver raso al suolo Zara e aver incendiato Desdra, gli sciacalli ritornavano con i loro carichi di morte a colpire l'ennesimo cuore pulsante d'Europa: Belgrado.
Dal 24 marzo 1999 gli americani, mascherati sotto la bandiera Nato ed appoggiati dai nostri governi vassalli, scatenavano, ininterrottamente per 78 giorni, la loro potenza di fuoco contro il territorio della allora R.F. di Jugoslavia, un paese già amputato con le secessioni iniziate nel 1991, e oggi ulteriormente smembrato tra Serbia, Montenegro e Kosovo.
Per i bombardamenti vennero impiegate armi all'uranio impoverito, la cui radioattività manifesta ancor oggi il suo criminale effetto, e si presero di mirava industrie chimiche, infrastrutture civili, mezzi di trasporto in servizio, ambasciate di paesi terzi...
Quei bombardamenti rappresentarono l'apice in un processo di attacco a quel paese, multinazionale e sovrano, per il quale era stata programmata la disgregazione e la svendita al capitalismo straniero. Negli anni successivi, tutti i settori-chiave dell'economia e del sistema finanziario jugoslavo venivano ceduti.
Quell'atroce bombardamento venne giustificato con la volontà di proteggere la minoranza albanese (con lo stesso criterio, non si doveva bombardare Pechino per difendere i monaci Tibetani?).
I governanti di una fittizia Unione Europea non seppero prendere posizione, manifestando ancora una volta che la loro non è l'Europa dei popoli, bensì l'Europa dei capitali.
Ancora una volta l'invasore d'oltreoceano seppe averla vinta.



"Vecchio continente
ora stai piangendo,
nelle notti di Belgrado
puoi sentirne il lamento..."


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