È tempo di vacanze alternative, l'iniziativa lanciata lo scorso anno dal Circolo 28 Ottobre.
Dopo la visita a Pola nella scorsa primavera, oggi si è ricominciato con una escursione nelle piccole Dolomiti.
Il percorso iniziale prevede la partenza verso le 7:30 dal rifugio Bertagnoli, (presso la Piatta di Campodalbero, frazione di Crespadoro), posto ad una altitudine di 1250 metri, con arrivo al rifugio Scalorbi (1767m), in provincia di Trento.
Al parcheggio del Bertagnoli si trova solo un'auto: ciò alimenta la speranza di non trovare per i sentieri le “folle” presenti invece nelle domeniche di luglio e agosto. Il sentiero 221, dopo aver attraversato una zona boscosa, prosegue affiancando un costone di roccia dove è possibile scorgere un bel panorama, quindi si trasforma in una salita fatta di detriti detta
appunto “la Scagina”. Si giunge quindi all'omonimo passo, situato ad una altezza di 1548 metri. Proseguendo col sentiero 202 si giunge prima al passo Ristele (1695m), poi passo della Zevola (1820m). Il tratto successivo è probabilmente uno dei più rilassanti: un lungo sentiero ricoperto di un sottile strato d'erba (il ricordo va immediatamente al verdecammino della Terra di Mezzo...) alla cui sinistra, in basso, è possibile intravedere Malga Fraselle. Queste vie erano in passato utilizzate dai contrabbandieri per scambiare merci, quando il Trentino era ancora austriaco.
Qui si incrociano le prime persone: prima un uomo; cinque minuti più tardi una donna. Ci si scambia un saluto ed un sorriso, come è usanza lungo i sentieri di montagna. Si fa subito il confronto con l'opposta vita di spiaggia, dove il prossimo diventa spesso un fastidio o perché prende posto troppo vicino al “nostro territorio”, o perché ha i bambini che schiamazzano...
Giunti al passo della Lora (1715m) si incontra un gregge di pecore: una di queste è rimasta indietro per attendere i propri agnellini; al nostro passaggio inizia a guardarci con ostilità e a belare con toni gravi: l'istinto di una madre che difende i propri figli.
Si prosegue poi verso il Rifugio Scalorbi: arrivati in netto anticipo rispetto ai tempi consigliati dai cartelli, e disponendo ancora di molta energia nelle gambe, si decide di proseguire alla volta di Cima Carega, la vetta più alta delle piccole Dolomiti (2259m). Durante il tragitto possiamo ammirare un gruppo di piccoli corvi che svolazzano sopra di noi.
Il “traffico” si fa intenso.
A mezzogiorno siamo già al Rifugio Fraccaroli, posto in cima al Carega. All'interno si respira un clima di festa, con caraffe di vino e piatti tipici che transitano dalla cucina ai tavoli.
Ci fermiamo mezz'ora per riposare e per cibarsi con un frugale pasto, mirando nel frattempo il panorama attraverso il binocolo. Si incontra anche qualche amico, salito da Campogrosso.
Dopo aver consumato una grappa dentro al rifugio, si prende la via del ritorno, percorrendo in senso opposto il tragitto percorso all'andata. Un'altra breve sosta-grappa allo Scalorbi, quindi si prosegue verso il ritorno. Non si fa molta fatica, ma le ginocchia e le dita dei piedi sono messe a dura prova dalle discese coperte di pietrisco. Si arriva al Bertagnoli alle ore quattro, con le gambe provate dai circa trenta chilometri percorsi e dal sensibile dislivello superato. La fatica è stata però ripagata dagli svariati panorami intravisti e dal clima surreale offerto dal silenzio trovato in molta parte del tragitto.
Il percorso iniziale prevede la partenza verso le 7:30 dal rifugio Bertagnoli, (presso la Piatta di Campodalbero, frazione di Crespadoro), posto ad una altitudine di 1250 metri, con arrivo al rifugio Scalorbi (1767m), in provincia di Trento.
Al parcheggio del Bertagnoli si trova solo un'auto: ciò alimenta la speranza di non trovare per i sentieri le “folle” presenti invece nelle domeniche di luglio e agosto. Il sentiero 221, dopo aver attraversato una zona boscosa, prosegue affiancando un costone di roccia dove è possibile scorgere un bel panorama, quindi si trasforma in una salita fatta di detriti detta

Qui si incrociano le prime persone: prima un uomo; cinque minuti più tardi una donna. Ci si scambia un saluto ed un sorriso, come è usanza lungo i sentieri di montagna. Si fa subito il confronto con l'opposta vita di spiaggia, dove il prossimo diventa spesso un fastidio o perché prende posto troppo vicino al “nostro territorio”, o perché ha i bambini che schiamazzano...
Giunti al passo della Lora (1715m) si incontra un gregge di pecore: una di queste è rimasta indietro per attendere i propri agnellini; al nostro passaggio inizia a guardarci con ostilità e a belare con toni gravi: l'istinto di una madre che difende i propri figli.
Si prosegue poi verso il Rifugio Scalorbi: arrivati in netto anticipo rispetto ai tempi consigliati dai cartelli, e disponendo ancora di molta energia nelle gambe, si decide di proseguire alla volta di Cima Carega, la vetta più alta delle piccole Dolomiti (2259m). Durante il tragitto possiamo ammirare un gruppo di piccoli corvi che svolazzano sopra di noi.
Il “traffico” si fa intenso.
A mezzogiorno siamo già al Rifugio Fraccaroli, posto in cima al Carega. All'interno si respira un clima di festa, con caraffe di vino e piatti tipici che transitano dalla cucina ai tavoli.
Ci fermiamo mezz'ora per riposare e per cibarsi con un frugale pasto, mirando nel frattempo il panorama attraverso il binocolo. Si incontra anche qualche amico, salito da Campogrosso.
Dopo aver consumato una grappa dentro al rifugio, si prende la via del ritorno, percorrendo in senso opposto il tragitto percorso all'andata. Un'altra breve sosta-grappa allo Scalorbi, quindi si prosegue verso il ritorno. Non si fa molta fatica, ma le ginocchia e le dita dei piedi sono messe a dura prova dalle discese coperte di pietrisco. Si arriva al Bertagnoli alle ore quattro, con le gambe provate dai circa trenta chilometri percorsi e dal sensibile dislivello superato. La fatica è stata però ripagata dagli svariati panorami intravisti e dal clima surreale offerto dal silenzio trovato in molta parte del tragitto.
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