
Quattro anni prima il nostro Paese era sceso in campo al fianco della Tripplice Intesa in seguito alla firma del Patto di Londra, trattato (mantenuto segreto) che avrebbe portato in caso di vittoria al completamento dell'unità d'Italia attraverso l'annessione del Trentino, della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia (oltre ad altri territori); tuttavia non era stata compresa nel trattato la città di Fiume.
Purtroppo al tavolo della pace iniziò a manifestarsi, l'arroganza e la superbia di una nazione che ancora oggi i popoli della terra subiscono: gli Stati Uniti d'America. Il presidente americano Wilson s'intromise nelle trattative sbandierando il "principio dell'autodeterminazione dei popoli"; peccato che nella pratica venne fatto tutto il contrario di quanto detto a parole (d'altronde, perché gli americani non misero in atto tale principio anche con le popolazioni indiane?): molti territori a prevalenza italiana furono annessi al neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, e venne addirittura ignorato il plebiscito con il quale la popolazione della città di Fiume chiedeva a squarciagola di unirsi ai fratelli italiani nel Regno d'Italia.
A smuovere la situazione ci pensò allora Gabriele D'Annunzio, il poeta-soldato, l'eroe artefice di ardite azioni quali il "volo su Vienna" e la "beffa di Buccari".
A capo di un manipolo di uomini, tra cui i Legionari Fiumani, gli Arditi del Generale Zoppi, e i Granatieri di Sardegna, partì da Ronchi di Monfalcone (successivamente ribattezzata Ronchi dei Legionari, e marciò in direzione di Fiume.
Il 12 settembre 1919, giunto alle porte della città, incontrò l'esercito che, sotto il comando dal Generale Pittaluga, era stato posto a Fiume per tenere sotto controllo la città al fine di evitare disordini.
Pittaluga avrebbe dovuto obbedire agli ordini del suo superiore Badoglio e fermare con le armi questo esercito comandato dal Vate; ma al gesto teatrale di D'Annunzio, che aprì il pastrano mostrando la medaglia d'oro (avuta in seguito al volo su Vienna) e proclamando "Lei non ha che a far tirare su di me, il Generale rispose abbracciando il poeta ed entrando con lui in Fiume.
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