sabato 3 dicembre 2011

3 dicembre 1941: la battaglia di Bir el Gobi

“…non si avanza di un metro a Bir el-Gobi: resistono ancora accanitamente. Nemici indemoniati, attacchiamo senza risultato. Perdite nostre gravi": questo il messaggio inglese intercettato dal Comando Italiano in Marmarica ai primi di dicembre del '41.
Gli ufficiali italiani e tedeschi stanziati in Libia, in attesa dell'attacco nemico, appresero così che l'intero XXX Corpo Britannico era stato bloccato a Bil er Gobi da un manipolo di ragazzi: i Volontari Giovani Fascisti.
La loro storia prende il via all'indomani della dichiarazione di guerra pronunciata dal Duce il 10 giugno 1940: 25 mila ragazzi appartenenti alla GIL (Gioventù Italiana del Littorio) ed ai GUF (Gruppi Universitari Fascisti) prendono parte alla Marcia della Gioventù per manifestare la loro volontà a combattere per la Patria.
Giungendo a Padova il 16 settembre, dopo aver percorso 450 Km, vengono collocati all'interno della Fiera, inquadrati in 24 battaglioni e armati di un fucile ed un pugnale.
Gli alti vertici militari, tuttavia, non vedono di buon occhio questa situazione, e ordinano il rompete le righe.
Molti ragazzi ritornano a casa, ma alcune migliaia si oppongono a questo ordine ed a Padova si instaura una situazione di tensione: un padiglione fieristico viene addirittura incendiato.
A trattare con i giovani viene allora inviato il Maggiore Fulvio Balisti, che riesce a trovare un compromesso: i ragazzi termineranno l'addestramento militare e verà costituito il Gruppo Battaglioni Giovani Fascisti (GG.FF.), appartenente a tutti gli effetti al Regio Esercito;
La loro divisa sarà uguale a quella degli altri soldati, ma il copricapo sarà il fez nero, già appartenuto agli Arditi della Grande Guerra.
Nel luglio del '41 vengono finalmente destinati alla Libia; gli altri reparti italiani guardano con ironia a questi giovani, e gli stessi vertici militari escludono il loro coinvolgimento ad azioni di guerra.
Tuttavia il 3 dicembre 1941 il GG.FF. si trova schierato a Bil er Gobi, a presidiare le quote 182, 184 e 188; attorno a loro questi ragazzi trovano solo la desolazione del deserto.
Da metà novembre è in azione una pesante offensiva inglese nei confronti dell'asse, denominata operazione Crusader: la zona più interessata dal fuoco è quella della città di Tobruck.
Il Comandante della XIII Armata Britannica decide dunque di sfondare la difesa nemica più a sud, a Bir el Gobi, dando per scontato che i "Mussolini's Boys" se la diano a gambe al primo colpo di cannone.
L'attacco inglese, comincia il 3 dicembre; le forze contrapposte sono sproporzionate: da una parte l’ XI Brigata Indiana, formata da 3 Battaglioni di fanteria, 2 Reggimenti di artiglieria e 1 compagnia di carri dell’ 8th Royal Thank, dall'altra il GG.FF. formato da 2 battaglioni per un totale di 1454 uomini, equipaggiati di 24 fucili mitragliatori, 12 mitragliatrici, 8 cannoncinii da 47/32, 8 mortai da 81 mm, e due casse di bombe Passaglia.
Solo nella prima mattinata del giorno 4 inizia il vero e, secondo le speranze inglesi, risolutivo attacco alle postazioni italiane: centinaia di uomini si riversarono contro le postazioni nemiche sorretti dai carri armati e dal fuoco di sbarramento dell’artiglieria. La reazione dei Giovani Fascisti è tenace, e i nemici cadono a decine.
La prima e la seconda ondata vengono respinte in entrambi i settori, ma l’intera zona di Bir el Gobi viene dalle truppe inglesi. Il terzo attacco si registra verso le 14 dello stesso giorno: la pressione delle artiglierie e delle fanterie cresce di ora in ora, ma l’eroismo dei vari presidi non viene mai meno. Nella serata però si perde la quota 188, e la IV Compagnia che la presiede deve attestarsi su quota 184. Gli attacchi continuano, tra il 2 e 5 dicembre, e per ben sette volte il XXX Corpo britannico viene
respinto con gravi perdite. La sete, la mancanza di rifornimenti, minano i nostri reparti che continuano però la loro accanita resistenza contro un nemico superiore sia per mezzi che per uomini, mentre il danneggiamento della radio impedisce le comunicazioni con il Comando italiano.
Numerosi gli episodi di eroismo da parte di questi ragazzi, che arrivano ad attaccare ad arma bianca i carri armati nemici.
Il Caporalmaggiore Ippolito Niccolini, perito nella battaglia, viene decorato con la Medaglia d'Oro: : "Nonostante che il Valentine avesse tutta l’intenzione di piombargli addosso, egli si scostò da un lato e, impugnata la pistola, esplose alcuni colpi all’interno del carro attraverso una feritoia frontale. Raggiunto al petto da un proiettile di mitragliatrice, Niccolini sussultò ma fece in tempo a sorreggersi afferrando l’antenna radio del Valentine con ambedue le mani, quindi saltò nella buca delle munizioni per agguantare una Passaglia. Levò una mano e la scagliò. La pesante pera volteggiò oltre la torretta andando a scivolare sulla piastra posteriore del carro armato, senza esplodere. Il caporalmaggiore ne lanciò una seconda. Anche questa rimase muta. Allora brandì" ancora una volta la pistola, uscì allo scoperto e, in un estremo anelito di impotente furore, scaricò gli ultimi innocui colpi all’indirizzo del Valentine. La mitragliatrice del carro crepitò una raffica su Ippolito Niccolini, freddandolo"
La sera del 5 dicembre arrivano i rinforzi italo-tedeschi. Gli inglesi, che hanno subito durissime perdite, sono costretti a ritirarsi.
Il valore e l'eroismo dei Giovani Fascisti viene riconosciuto anche da Rommel, che li passa in rassegna prima di mettersi ad inseguire gli inglesi.

Dopo la fine della guerra si decise che episodi come questi, non legati al "mito" della resistenza, dovevano essere dimenticati.
Tuttavia il ricordo dei GG.FF. rimane ancora vivo grazie soprattutto alla "Piccola Caprera": il Maggiore Fulvio Balisti, che nella battaglia di Bir el Gobi subì l'amputazione di una gamba, decise infatti di regalare la sua tenuta a Ponti del Mincio ai Giovani Fascisti, affinchè divenisse un luogo della memoria.


Nessun commento: