sabato 19 novembre 2011

La Lega si rinverdisce

556 voti a favore e 61 contrari: questo l'esito con cui il neogoverno plutocratico di Mario Monti ha ottenuto la fiducia della Camera.
Un consenso da record.
In questo drammatico periodo che vede il nostro paese inorridito dallo spettro del fallimento, con il termine spread che è entrato improvvisamente nel dizionario quotidiano, quasi tutta la casta politica si è unita per appoggiare quello che viene dipinto come un Governo della provvidenza.
Chi sono stati i contrari? Domenico Scilipoti, Alessandra Mussolini e... la Lega!
La motivazioni dei primi due non hanno tanto interesse: in effetti con il loro voto contrario non hanno inciso sull'esito delle votazioni, ma hanno comunque trovato l'ennesimo pretesto per far parlare di loro.
È la scelta della Lega, invece, che merita di essere analizzata: facciamo una riflessione sulla sua storia: per tre volte è riuscita a salire al governo sbandierando i soliti slogan elettorali: "Padania libera, Nord libero, secessione, più sicurezza, meno immigrazione, pàroni a casa nostra", tutti seguiti da abbondanti punti esclamativi.
Per tre volte hanno trovato nella "Roma ladrona" poltrone grandi, comode e soffici.
Poltrone nelle quali è facile appisolarsi scordando così i motivi per cui si è stati votati.
In questo ventennio di politica leghista il "popolo del nord" (in verità quello di tutta la penisola...) ha visto invece il potere d'acquisto erodersi drasticamente, la disoccupazione giovanile (e non solo) raggiungere livelli record, la pressione fiscale inasprirsi, la criminalità salire vertiginosamente (vent'anni fa si poteva tranquillamente andar a fare la spesa senza chiudere la porta di casa a chiave, oggi abbiamo settimanalmente casi dove le strade diventano zone di guerriglia urbana...), abbiamo un mezzo federalismo che fa tutto l'opposto di quello che ci avevano promesso (le casse centrali non restituiscono più nulla alle regioni, ma continuano a prelevare...).
Giunti al capolinea con questo ennesimo Governo Berlusconi, dimostratesi inetti o ignavi nel soddisfare le aspettative degli elettori, i leghisti sono consci che se ci fossero elezioni oggi raccoglierebbero solo le briciole di quello che era il loro elettorato qualche anno fa.
Ma ora con Monti si può organizzare un nuovo piano:
"noi ci mettiamo all'opposizione, il governo tecnico realizzerà misure inpopolari per soddisfare i grandi poteri, così alle prossime elezioni ci presenteremo come gli unici che si sono opposti all'ennesimo calvario inflitto al "popolo padano", riciclando i soliti manifesti delle passate campagne elettorali: rioccuperemo così le nostre poltrone romane".
Conoscendo la mancanza di memoria storica di questo popolo ipnotizzato dal potere mediatico, non c'è da stupirsi se così sarà.
Giacomo

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