L'utente comune generalmente utilizza il PC senza fare caso alle guerre ed ai giri di denaro che orbitano attorno agli applicativi informatici.
Le cifre astronomiche riportate dai mezzi di comunicazionione quando si parla, ad esempio, di accordi tra le Microsoft e Yahoo o delle multe inflitte dall'antitrust a Microsft, fanno comunque intuire che i soldi in gioco sono da capogiro. Non per nulla l'uomo più ricco del mondo non è uno sceicco arabo, nè un magnate della televisione, ma il patrono della Microsoft Bill Gates.
Una delle battaglie più cruente che si è gicata nel mondo informatico è quella che venne definita "guerra dei browser".
Il browser web è un applicativo che rende possibile la visualizzazione e l'interazione di testi, immagini ed altro attraverso l'interpretazione del codice salvato in un file.
L'importanza commerciale dei browser iniziò a delinearsi a metà degli anno '90, con il successo di internet. Il primo browser a raggiungere un'apprezzabile popolarità internazionale fu Mosaic, seguito poi da Netscape Navigator, che crebbe in fretta e fu la piattaforma su cui vennero messe a punto alcune innovazioni oggi comunissime (come ad esempio JavaScript).
Anche Microsoft era attratta dal mercato dei browser, ma il suo, Internet Explorer, non riusciva a competere con Netscape sul piano funzionale e prestazionale.
La strada da battere era un'altra, come chiaro dalle parole dell'allora vicepresidente Microsoft: "opporre un browser a un altro e' difficile, dal momento che il Netscape ha l'80 per cento del mercato e noi soltanto il 20 ... sono convinto che dobbiamo sfruttare Windows: e' l'unica cosa che loro non hanno". Detto e fatto: Microsft inserì Internet Explorer in Windows 98, rendendo di fatto i le due cose inseparabili. L'utente comune, trovandosi già un browser nel suo pc, non si preoccupava di andar alla ricerca di qualcosa di alternativo, anche perché lo scaricamento degli applicativi era limitato dalla lenta connessione dei modem 56K.
In poco tempo Internte Explorer raggiunse il monopolio, facendo in pratica scomparire Netscape. La prima guerra dei browser era finita. Microsoft fu costretta dall'antitrust a pagare una multa colossale, ma ottenne il monopolio del mercato con percentuali di diffusione che superavano il 90%.
Ormai la maggior parte degli utenti associava la navigazione in internet al cliccare sull'icona di Internet Explorer..
Forte del suo primato, la casa americana si adagiò sugli allori, continuando lo sviluppo del suo browser in maniera irregolare, senza introdurre cambiamenti importanti e senza rispettare le direttive del W3C, il consorzio che si occupa di definire uno standard per la programmazione di pagine web.
La situazione per gli sviluppatori dei siti web non era semplice, dovendo continuamente apportare modifiche al codice delle pagine web affinché “il browser” riuscisse a visualizzarle come loro volevano.
Nacque in tal modo la didascalia “ottimizzato per Internet Explorer”!
Il paradosso era che questi nuovi siti spesso venivano visualizzati in modo errato dagli altri browser.
La situazione mutò a partire dal 2004, quando prese il via la seconda guerra dei browser: iniziarono ad affermarsi prodotti, spesso gratuiti, con caratteristiche innovative e maggiore rispetto degli standard, che in poco tempo conquistarono una consistente quota di mercato sebbene la Microsoft continuasse a preinstallare sui propri sistemi operativi il suo browser.
Quelli che intaccarono maggiormente l'egemonia Microsoft furono Mozilla Firefox (in un certo senso discendente da Netscape); Opera, browser esistente dal 1994 ma che fino al 2005 era poco diffuso perché a pagamento; Safari, browser predefinito sui sistemi Mac dal 2003 e disponibile per Windows dal 2007.
Nel 2008 si inserì nella battaglia anche Google, con il rilascio di Chrome.
Questi browser introdurrono nuove funzionalità, come la barra per la ricerca veloce nel web, la possibilità di bloccare l'apertura di finestre di pop-up e l'apertura simultanea di più schede nella stessa finestra.
Internet Explorer subì l'attacco, pagando la colpa di avere una pesantezza ed una lentezza superiore ai concorrenti, ed enormi falle che venivano sfruttate da chi realizzava i virus.
Nonostante la reazione di Microsoft, a volte anche sleale (come quando inserì nel suo portale “msn” dell'opportuno codice affinché Firefox lo visualizzasse in modo errato e l'utenza fosse invitata a ritenere ciò un difetto del browser!), Internet Explorer iniziò a perdere terreno in modo drastico.
Siti appositi sono stati sviluppati per monitorare l'utilizzo dei browser.
Da questo ad esempio si vede che Europa il browser Microsoft viene utilizzato dal 46% degli utenti (poco più di un anno fa questa percentuale raggiungeva il 60%!), contro quasi il 40% di Firefox ed il 7% di Opera ed il 3% di Chrome e Safari.
Tuttavia queste percentuali variano in modo sensibile da Stato a Stato, in funzione di fattori come la flessibilità mentale degli utenti ed il radicamento del monopolio Microsoft nel settore pubblico. In Germania, ad esempio, dove in molti settori il software libero ha preso il posto di quello Microsoft, Firefox detiene il primato con il 60%, mentre Internet Explorer si deve accontentare del 29%; In Italia invece, dove nelle scuole insegnano che per navigare nella rete serve Internet Explorer, queste percentuali praticamente si invertono.
Noi del Circolo 28 Ottobre, sfruttando i potenti strumenti forniti da Google, abbiam deciso di fare un analisi sui browser usati da chi visita il nostro sito, monitorando l'ultimo anno in tre scaglioni di 4 mesi caduno.
I risultati sono stati interessanti, discostandosi sensibilmente dalla media nazionale: Internet Explorer è sceso dal 67% al 51%, mentre gli altri browser sono cresciuti di percentuale: Firefox dal 28% al 39%; Safari dal 3% al 5%; Opera da 0,3% al 1%, mentre Chrome dal 1,3% al 2,4%.
Altri browser utilizzati sono Mozilla (un altro applicativo fornito sempre dagli sviluppatori di Firefox), Konqueror (il browser di KDE, uno degli ambienti grafici usati in GNU/Linux) e Opera Mini (versione per cellulari e palmari).
Le cifre astronomiche riportate dai mezzi di comunicazionione quando si parla, ad esempio, di accordi tra le Microsoft e Yahoo o delle multe inflitte dall'antitrust a Microsft, fanno comunque intuire che i soldi in gioco sono da capogiro. Non per nulla l'uomo più ricco del mondo non è uno sceicco arabo, nè un magnate della televisione, ma il patrono della Microsoft Bill Gates.
Una delle battaglie più cruente che si è gicata nel mondo informatico è quella che venne definita "guerra dei browser".
Il browser web è un applicativo che rende possibile la visualizzazione e l'interazione di testi, immagini ed altro attraverso l'interpretazione del codice salvato in un file.
L'importanza commerciale dei browser iniziò a delinearsi a metà degli anno '90, con il successo di internet. Il primo browser a raggiungere un'apprezzabile popolarità internazionale fu Mosaic, seguito poi da Netscape Navigator, che crebbe in fretta e fu la piattaforma su cui vennero messe a punto alcune innovazioni oggi comunissime (come ad esempio JavaScript).
Anche Microsoft era attratta dal mercato dei browser, ma il suo, Internet Explorer, non riusciva a competere con Netscape sul piano funzionale e prestazionale.
La strada da battere era un'altra, come chiaro dalle parole dell'allora vicepresidente Microsoft: "opporre un browser a un altro e' difficile, dal momento che il Netscape ha l'80 per cento del mercato e noi soltanto il 20 ... sono convinto che dobbiamo sfruttare Windows: e' l'unica cosa che loro non hanno". Detto e fatto: Microsft inserì Internet Explorer in Windows 98, rendendo di fatto i le due cose inseparabili. L'utente comune, trovandosi già un browser nel suo pc, non si preoccupava di andar alla ricerca di qualcosa di alternativo, anche perché lo scaricamento degli applicativi era limitato dalla lenta connessione dei modem 56K.
In poco tempo Internte Explorer raggiunse il monopolio, facendo in pratica scomparire Netscape. La prima guerra dei browser era finita. Microsoft fu costretta dall'antitrust a pagare una multa colossale, ma ottenne il monopolio del mercato con percentuali di diffusione che superavano il 90%.
Ormai la maggior parte degli utenti associava la navigazione in internet al cliccare sull'icona di Internet Explorer..
Forte del suo primato, la casa americana si adagiò sugli allori, continuando lo sviluppo del suo browser in maniera irregolare, senza introdurre cambiamenti importanti e senza rispettare le direttive del W3C, il consorzio che si occupa di definire uno standard per la programmazione di pagine web.
La situazione per gli sviluppatori dei siti web non era semplice, dovendo continuamente apportare modifiche al codice delle pagine web affinché “il browser” riuscisse a visualizzarle come loro volevano.
Nacque in tal modo la didascalia “ottimizzato per Internet Explorer”!
Il paradosso era che questi nuovi siti spesso venivano visualizzati in modo errato dagli altri browser.
La situazione mutò a partire dal 2004, quando prese il via la seconda guerra dei browser: iniziarono ad affermarsi prodotti, spesso gratuiti, con caratteristiche innovative e maggiore rispetto degli standard, che in poco tempo conquistarono una consistente quota di mercato sebbene la Microsoft continuasse a preinstallare sui propri sistemi operativi il suo browser.
Quelli che intaccarono maggiormente l'egemonia Microsoft furono Mozilla Firefox (in un certo senso discendente da Netscape); Opera, browser esistente dal 1994 ma che fino al 2005 era poco diffuso perché a pagamento; Safari, browser predefinito sui sistemi Mac dal 2003 e disponibile per Windows dal 2007.
Nel 2008 si inserì nella battaglia anche Google, con il rilascio di Chrome.
Questi browser introdurrono nuove funzionalità, come la barra per la ricerca veloce nel web, la possibilità di bloccare l'apertura di finestre di pop-up e l'apertura simultanea di più schede nella stessa finestra.
Internet Explorer subì l'attacco, pagando la colpa di avere una pesantezza ed una lentezza superiore ai concorrenti, ed enormi falle che venivano sfruttate da chi realizzava i virus.
Nonostante la reazione di Microsoft, a volte anche sleale (come quando inserì nel suo portale “msn” dell'opportuno codice affinché Firefox lo visualizzasse in modo errato e l'utenza fosse invitata a ritenere ciò un difetto del browser!), Internet Explorer iniziò a perdere terreno in modo drastico.
Siti appositi sono stati sviluppati per monitorare l'utilizzo dei browser.
Da questo ad esempio si vede che Europa il browser Microsoft viene utilizzato dal 46% degli utenti (poco più di un anno fa questa percentuale raggiungeva il 60%!), contro quasi il 40% di Firefox ed il 7% di Opera ed il 3% di Chrome e Safari.
Tuttavia queste percentuali variano in modo sensibile da Stato a Stato, in funzione di fattori come la flessibilità mentale degli utenti ed il radicamento del monopolio Microsoft nel settore pubblico. In Germania, ad esempio, dove in molti settori il software libero ha preso il posto di quello Microsoft, Firefox detiene il primato con il 60%, mentre Internet Explorer si deve accontentare del 29%; In Italia invece, dove nelle scuole insegnano che per navigare nella rete serve Internet Explorer, queste percentuali praticamente si invertono.
Noi del Circolo 28 Ottobre, sfruttando i potenti strumenti forniti da Google, abbiam deciso di fare un analisi sui browser usati da chi visita il nostro sito, monitorando l'ultimo anno in tre scaglioni di 4 mesi caduno.
I risultati sono stati interessanti, discostandosi sensibilmente dalla media nazionale: Internet Explorer è sceso dal 67% al 51%, mentre gli altri browser sono cresciuti di percentuale: Firefox dal 28% al 39%; Safari dal 3% al 5%; Opera da 0,3% al 1%, mentre Chrome dal 1,3% al 2,4%.
Altri browser utilizzati sono Mozilla (un altro applicativo fornito sempre dagli sviluppatori di Firefox), Konqueror (il browser di KDE, uno degli ambienti grafici usati in GNU/Linux) e Opera Mini (versione per cellulari e palmari).
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