«Chiederemo alla Regione Veneto una maggior liberalizzazione delle aperture straordinarie domenicali, come sostegno all'industria dei centri commerciali, ai suoi posti di lavoro, e al suo indotto».
Questa la richiesta sviluppata dal "Comitato veneto dei centri commerciali" alla sua prima riunione, svoltasi presso il centro commerciale Le Piramidi di Torri di Quartesolo.
«Servizio al cliente e risposta alla crisi»: queste le motivazioni con cui si cerca di giustificare la volontà di ottenere l'autorizzazione ad ulteriori aperture festive.
Analizziamo queste due ipotesi:
Servizio al cliente - il cittadino, impegnatissimo di lunedì al sabato, non può che fare gli acquisti di domenica.
Risposta alla crisi - aprendo i negozi anche alla domenica si offre maggior lavoro al personale e si rilanciano più facilmente i consumi.
Per noi del Circolo 28 Ottobre questa è tutta una balla!
La verità sta nella volontà di avere ulteriori guadagni in questo momento difficile per le famiglie.
I centri commerciali hanno già orari diversi dai comuni negozi, con chiusure serali che si protraggono anche fino alle dieci della sera!
Ed il personale ottiene non benefici, ma penalizzazioni, perché si ritrova a dover
sacrificare la domenica con la famiglia, la fidanzata o gli amici, per andare a lavorare.
Inoltre viziando le persone ad attraversare corridoi pieni di cose interessanti si fa nascere o si rafforza in esse il desiderio dell'acquisto; e il sogno diventa facilmente realtà grazie a "piccole e comode rate", rate che vanno ad aggiungersi a quelle dell'auto comperata 3 anni fa, della televisione LCD comprata lo scorso anno, del telefonino touch screen comperato 6 mesi fa, delle vacanze all'estero fatte un mese e mezzo fa.
Così la gente si indebita sempre di più con oggetti utili ma non indispensabili.
Ma questa non è l'unica conseguenza: per rifugiarsi in chiuse e finte "piazze" fatte di plastica si abbandonano le vere piazze delle nostre città, regalandole invece agli immigrati che ormai se ne sono impossessati.
Per non parlare delle sagre di paese, vere occasioni convinviali tra i paesani, che vengono trascurate a favore di anonime e vuote domeniche davanti a vetrine illuminate.
L'ennesimo attentato lanciato dal consumismo per cancellare i nostri "usi e costumi"!
Questa la richiesta sviluppata dal "Comitato veneto dei centri commerciali" alla sua prima riunione, svoltasi presso il centro commerciale Le Piramidi di Torri di Quartesolo.
«Servizio al cliente e risposta alla crisi»: queste le motivazioni con cui si cerca di giustificare la volontà di ottenere l'autorizzazione ad ulteriori aperture festive.
Analizziamo queste due ipotesi:
Servizio al cliente - il cittadino, impegnatissimo di lunedì al sabato, non può che fare gli acquisti di domenica.
Risposta alla crisi - aprendo i negozi anche alla domenica si offre maggior lavoro al personale e si rilanciano più facilmente i consumi.
Per noi del Circolo 28 Ottobre questa è tutta una balla!
La verità sta nella volontà di avere ulteriori guadagni in questo momento difficile per le famiglie.
I centri commerciali hanno già orari diversi dai comuni negozi, con chiusure serali che si protraggono anche fino alle dieci della sera!
Ed il personale ottiene non benefici, ma penalizzazioni, perché si ritrova a dover
sacrificare la domenica con la famiglia, la fidanzata o gli amici, per andare a lavorare.
Inoltre viziando le persone ad attraversare corridoi pieni di cose interessanti si fa nascere o si rafforza in esse il desiderio dell'acquisto; e il sogno diventa facilmente realtà grazie a "piccole e comode rate", rate che vanno ad aggiungersi a quelle dell'auto comperata 3 anni fa, della televisione LCD comprata lo scorso anno, del telefonino touch screen comperato 6 mesi fa, delle vacanze all'estero fatte un mese e mezzo fa.
Così la gente si indebita sempre di più con oggetti utili ma non indispensabili.
Ma questa non è l'unica conseguenza: per rifugiarsi in chiuse e finte "piazze" fatte di plastica si abbandonano le vere piazze delle nostre città, regalandole invece agli immigrati che ormai se ne sono impossessati.
Per non parlare delle sagre di paese, vere occasioni convinviali tra i paesani, che vengono trascurate a favore di anonime e vuote domeniche davanti a vetrine illuminate.
L'ennesimo attentato lanciato dal consumismo per cancellare i nostri "usi e costumi"!
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