La richiesta, netta e decisa, viene dalla Confcommercio Veneto, che si fa portavoce di quella che è una nostra battaglia già da molti anni: impedire la costruzione di ulteriori enormi agglomerati "da shopping di massa" extra-urbani, per far rivivere le nostre città e ridare forza ai piccoli commercianti.
Massimo Martinelli
Circolo 28 Ottobre - Fiamma Tricolore VR Est
E' quanto emerge dal cosiddetto "Manifesto del Veneto che vogliamo" presentato ieri a VeronaFiere, nell'ambito della manifestazione Geo-Oikos.
Una sorta di decalogo, presentato direttamente ai rappresentati della Regione, in cui Confcommercio si impegna a raccogliere "senza esitazione la responsabilità di partecipare attivamente a ricostruire il tessuto commerciale, dei servizi e del tempo libero dentro la città. Molte sono le serrande ormai chiuse, ma non per sempre".
"Il commercio è attore determinante della trasformazione urbana" - ha dichiarato il direttore di Confcommercio Veneto, Danilo De Nardi - "come attrattore, nei centri città, di flussi di gente, di clienti, di cittadini che altrimenti lascerebbero definitivamente la città: ecco perché occorre intervenire sugli attuali strumenti legislativi, come la legge sul commercio e quella sul governo del territorio che, come stiamo tutti constatando ogni giorno, non rispondono più alle mutate esigenze di qualità della vita urbana, di sicurezza, di legami veri tra cittadino e proprio territorio, bisogni primari che stanno riemergendo come fenomeno, questa volta, di sana identità"
Nel "manifesto" si tenta di invertire la rotta facendone anche una questione ambientale e di riqualificazione dal territorio, questione a nostro parere legittima ed altrettanto prioritaria; il terzo punto parla infatti di "assoluta contrarietà alla realizzazione al di fuori delle città, sia nell'adiacente periferia, sia in spazi individuati su suolo rurale, di ogni forma di centro o parco commerciale la cui realizzazione comporta cementificazione e quindi un impatto ambientale irreversibile in termini di consumo di suolo, compromissione dell'equilibrio idrogeologico nonché assorbimento di flussi di cittadini al di fuori della città con conseguente svilimento del suo tessuto economico e sociale portante e quindi l'impoverimento stesso delle attività economiche, il crescente degrado edilizio, estetico e umano del centro urbano".
Lo diciamo chiaramente e senza paura: la crisi economica di quest'ultimo periodo ha avuto parecchi effetti positivi.
Se persino Confcommercio si sta accorgendo ed è costretta ad ammettere che l'attuale sistema economico-commerciale fa acqua da ogni parte, rivalutando alcune nostre teorie fino a poco tempo definite da tutti "antiquate e nostalgiche", significa che qualcosa sta davvero cambiando!
Una sorta di decalogo, presentato direttamente ai rappresentati della Regione, in cui Confcommercio si impegna a raccogliere "senza esitazione la responsabilità di partecipare attivamente a ricostruire il tessuto commerciale, dei servizi e del tempo libero dentro la città. Molte sono le serrande ormai chiuse, ma non per sempre".
"Il commercio è attore determinante della trasformazione urbana" - ha dichiarato il direttore di Confcommercio Veneto, Danilo De Nardi - "come attrattore, nei centri città, di flussi di gente, di clienti, di cittadini che altrimenti lascerebbero definitivamente la città: ecco perché occorre intervenire sugli attuali strumenti legislativi, come la legge sul commercio e quella sul governo del territorio che, come stiamo tutti constatando ogni giorno, non rispondono più alle mutate esigenze di qualità della vita urbana, di sicurezza, di legami veri tra cittadino e proprio territorio, bisogni primari che stanno riemergendo come fenomeno, questa volta, di sana identità"
Nel "manifesto" si tenta di invertire la rotta facendone anche una questione ambientale e di riqualificazione dal territorio, questione a nostro parere legittima ed altrettanto prioritaria; il terzo punto parla infatti di "assoluta contrarietà alla realizzazione al di fuori delle città, sia nell'adiacente periferia, sia in spazi individuati su suolo rurale, di ogni forma di centro o parco commerciale la cui realizzazione comporta cementificazione e quindi un impatto ambientale irreversibile in termini di consumo di suolo, compromissione dell'equilibrio idrogeologico nonché assorbimento di flussi di cittadini al di fuori della città con conseguente svilimento del suo tessuto economico e sociale portante e quindi l'impoverimento stesso delle attività economiche, il crescente degrado edilizio, estetico e umano del centro urbano".
Lo diciamo chiaramente e senza paura: la crisi economica di quest'ultimo periodo ha avuto parecchi effetti positivi.
Se persino Confcommercio si sta accorgendo ed è costretta ad ammettere che l'attuale sistema economico-commerciale fa acqua da ogni parte, rivalutando alcune nostre teorie fino a poco tempo definite da tutti "antiquate e nostalgiche", significa che qualcosa sta davvero cambiando!
Massimo Martinelli
Circolo 28 Ottobre - Fiamma Tricolore VR Est
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