"Il Signore dei Nazgûl entrò sul suo cavallo. Si ergeva immenso, un'enorme figura nera contro il bagliore degli incendi, una terribile minaccia di disperazione. Il Signore dei Nazgûl si fece avanti, varcando l'arco che mai nemico aveva oltrepassato, e tutti fuggirono innanzi a lui.
Tutti eccetto uno. In attesa, immobile e silenzioso in mezzo allo spiazzo del Cancello, sedeva Gandalf su Ombromanto: Ombromanto, l'unico dei liberi cavalli della terra capace di tollerare il terrore, impassibile, risoluto come un'immagine scolpita a Rath Dinen.
«Non puoi entrare qui», disse Gandalf, e l'enorme ombra si fermò. «Torna negli abissi preparati per te! Torna indietro! Affonda nel nulla che attende te ed il tuo Padrone. Via!».
Il Cavaliere Nero fece scivolare il cappuccio e, meraviglia! portava una corona regale; eppure sotto di essa vi era una testa invisibile, poiché fra la corona e le grandi e scure spalle ammantate brillavano rossi i fuochi. Da una bocca inesistente proruppe un riso micidiale.
«Vecchio pazzo!», disse. «Vecchio pazzo! Questa è la mia ora. Non riconosci la Morte quando la vedi? Muori adesso, e vane siano le tue maledizioni!». E con ciò levò alta la spada e delle fiamme ne percorsero la lama.
Gandalf non si mosse. In quell'istante, lontano in qualche cortile della Città, si udì il canto di un gallo. Era limpido e chiaro, ignorava la magia e la guerra, non faceva che acclamare il mattino che su nel cielo, oltre le ombre di morte, si avvicinava con l'alba.
E come in risposta giunse da lontano un altro suono. Corni, corni e corni. Si udivano fiochi echeggiare nei fianchi del cupo Mindolluin. Grandi corni del Nord che suonavano con forza. Rohan era finalmente arrivato."
Capitolo IV de "Il Ritorno del Re" di J.R.R. Tolkien
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