sabato 3 marzo 2012

AVANTI, IRAN!



Proprio mentre il paese più democratico e tollerante del Medio Oriente ossia Israele, per bocca del premier Netanyahu, non perdeva l'occasione per ricordare una volta in più al fedele alleato americano che "un'azione preventiva contro l'Iran è questione di vita o di morte", venerdì nel Paese della Rivoluzione Islamica si svolgevano le operazioni per eleggere il nuovo Parlamento.

Con l'opposizione che, sprovvista di candidati minimamente presentabili ed in assenza di altre valide argomentazioni , già parlava preventivamente di brogli ed invitava a disertare i seggi, la vera sfida si giocava appunto sull'affluenza.
Chi non fosse andato a votare, avrebbe espresso una forte critica al regime degli Ayatollah, avrebbe dato ragione e forza alle sanzioni volute dall'Onu per impoverire il Paese.
Al contrario, andare alle urne significava, a prescindere da chi fosse il destinatario del voto, dare una risposta fortissima di unità e compattezza davanti agli occhi bene aperti di amici e nemici di tutto il mondo, per usare le parole dell'Ayatollah Khamenei.

Ed in tal senso, il 64,4% registrato come affluenza è una presa di posizione netta ed indiscutibile su ciò che il Popolo Iraniano ha scelto per il suo presente e futuro. E' una manifestazione pacifica, civile e democratica alla quale hanno dato vita oltre 31 milioni di persone. Una grandiosa richiesta di non-ingerenza agli stati che pretendono di mettere lingua e condizionare ogni scelta economica, sociale e diplomatica di un Paese che invece chiede di rimanere orgogliosamente indipendente.
Oggi i nostri mass-media, che speravano di poter aprire in prima pagina con la notizia di una bassa affluenza, non possono far altro che affrettarsi a relegare la scelta di questi 31 milioni di cittadini in secondo piano, affannandosi a dare voce, con lunghe interviste tradotte, ai pochi dissidenti e facendoci credere che per le vie di Teheran si respiri un clima tetro-medioevale.

Per capire meglio ciò che succede in questo mondo così lontano, decido per un attimo di non fermarmi ai numeri di queste elezioni, e di aprire gli occhi imparzialmente alle immagini.
Abbasso il volume dell'audio al minimo per non essere influenzato dai commenti del giornalista di turno. Guardo scorrere le immagini delle nostre tv occidentali, e non le foto o i video che passano le tv di stato iraniane, potenzialmente camuffate da quel "terribile regime xenofobo".

Quello che mi appare davanti è un popolo unito dietro i simboli della Nazione, composto, estremamente fermo nel condannare le sanzioni ed il clima di odio creato ad arte dai nemici esterni. Vedo persone anziane incuranti della stanchezza che sopportano 5 ore di fila per poter votare. Uomini un po' disordinati e col vestito del lavoro ancora addosso che si mettono pazientemente in coda con lo sguardo sereno, alla vista delle telecamere agitano foto che esprimono stima per il Presidente Ahmadinejad e venerazione assoluta per la Guida Suprema Khamenei.
Ma sostanzialmente osservo una Nazione giovane, con un'età media invidiabile e con prospettive di crescita futura che noi possiamo soltanto sognare.
Vedo giovani coppie che aprofittano dell'attesa per dipingere le mani dei loro bimbi con il tricolore ; moltissime coppie hanno portato i loro figli e li mostrano orgogliosi, sembrano davvero felici di essere lì per dimostrare "qualcosa".
Ancora, osservo donne di ogni età coperte con il vestito ed il velo tradizionale della loro religione.
Già, proprio quel velo che noi non comprendiamo, che ci fa quasi paura, a noi che in nome del laicismo abbiamo accettato persino di togliere i crocefissi e ripudiare le nostre radici.
Quel velo che noi vediamo come un'imposizione obsoleta e maschilista, ma allora come si spiega il fatto che queste donne lo portino sorridendo e con lo sguardo colmo di fierezza?

Non so chi abbia vinto le elezioni, di certo mi rendo conto che a trionfare è stata l'unità di spirito e di intenti del Popolo Iraniano. Dal quale, anche in questo senso, abbiamo moltissimo da imparare.


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