giovedì 24 aprile 2008



SOTTO LE BOMBE DEI LIBERATORI

Verona, gennaio 1945. La città scaligera viene colpita da una nuova aggressione aerea terroristica che mette a dura prova la resistenza della popolazione, già provata da lunghi anni di guerra. Abbiamo trovato, su un periodico dell’epoca, questo articolo che pone in risalto il comportamento delle volontarie della RSI in quella dolorosa circostanza.


(...) Anche le Ausiliarie all’opera.

Quasi in nobilissima gara con i militari, le Ausiliarie dei vari Corpi Armati della città hanno dato larghe prove di abnegazione. Molte di esse, guidate dalla loro Comandante (Elena Ranzi, ndr), non esitarono a recarsi prontamente sui luoghi colpiti, prodigandosi tutte nel soccorso ai feriti, nel recupero delle vittime, nella rimozione delle macerie e in lunghe ore di guardia ai luoghi resi insicuri dalle esplosioni. Quest’opera fu tenace, assidua, coraggiosa.

Qualche nome da segnalare: Coco Osmida, Rossetti Carla, Lavè Mariuccia, Clava Elisa, Ramognini Isa, Malatesta Mafalda, Franco Itala, Serpelloni Agnese.

Quest’ultima è stata vista infilarsi in fori impraticabili prodotti dallo scoppio delle bombe, tentando di udire se, fra le travi scomposte e le macerie pericolanti, qualche gemito avesse potuto rivelare comunque la presenza di una vittima rimasta sepolta. Essa, compiendo più volte i suoi pericolosi tragitti, riuscì a portare il primo conforto e il primo soffio di speranza a parecchie persone che, immobilizzate dal peso delle macerie, non potevano venir subito liberate. Più di una volta la coraggiosa ragazza è penetrata in passaggi pericolosissimi per mostrare la via ai salvatori onde impedire che una frettolosa opera di sgombero delle macerie finisse per causare perdite irreparabili.
Le Ausiliarie della Brigata Nera, anche in questa occasione come durante il precedente bombardamento del 28 dicembre, si distinsero in modo particolare.
Il 28 dicembre le Ausiliarie Tina Snichelotto e Claretta Enrica Uboldi, con raro esempio di abnegazione e sprezzo del pericolo, si prodigarono per il ricupero di masserizie da uno stabile gravemente pericolante.
Il 4 gennaio l’Ausiliaria Tosca Mosciatti, mentre ancora perdurava la furia dei "liberatori’’, accorreva sui luoghi maggiormente colpiti e, incurante del pericolo, si affaccendava attorno ai feriti, che medicava riducendo in bende un indumento e provvedeva poi a trasportare all’ospedale uno ad uno, da sola, con forza virile e magnifico comportamento.
Quasi in contrasto con l’opera di queste giovani donne, veramente italiane, non mancarono fenomeni di criminosa incomprensione, come quello della donnetta aggirantesi tra le rovine con il suo pechinese o altro cane bastardo che fosse. Questa sciagurata andava osservando ad alta voce che, se i "liberatori’’ fossero stati lasciati in pace, non avrebbero dato noia a nessuno.
L’Ausiliaria Luisa Micolis, che fra le macerie di una casa crollata stava compiendo sforzi sovrumani per salvare un materasso ad una famiglia rimasta senza tetto, fu innocentemente la causa di un "canicidio’’, perchè, nel liberare il materasso, rotolarono anche delle pietre, sotto le quali restò schiacciato il pechinese, o bastardo che fosse. (...)
Un altro caso, non però rimasto impunito, è quello di una donnetta sui trentasette anni, piuttosto signorilmente vestita, che, nella chiesa di San Nicolò, mentre si celebrava la funzione funebre in suffragio delle vittime del bombardamento di quel rione, commentava con falsa pietà l’accaduto, osservando che, in fondo, esse erano dovute alla mancanza di tempestivo aiuto e soccorso. Guardata severamente da un gruppo di Donne Fasciste presenti alla funzione, l’ignobile filo-inglese-americana-russa e zulù credette bene di dover uscire per andarsene in buon ordine. Ma la ritirata le fu tagliata dall’Ausiliaria Carla Rossetti, la quale, dopo averla seguita, l’affrontò e la gratificò di due sonori ceffoni, che le diedero modo di considerare quale sia la prontezza di intervento delle donne in grigioverde in siffatte congiunture. Osservava la scena di lontano un gagà, che, rivolto all’Ausiliaria, le prodigò un ambiguo sorriso. Apostrofato dalla stessa, che avanzando verso di lui lo invitava a farsi avanti, il gagà credette opportuno di ritirarsi con tutta prudenza.
E l’Ausiliaria rimase padrona del campo. (...)

NUOVO FRONTE N. 197 Dicembre 1999.

foto e testo tratte dal sito http://www.italia-rsi.org/

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