giovedì 27 novembre 2008

FERDINANDO PACCIOLLA: UN PATRIOTA CHE NON DOBBIAMO DIMENTICARE!

Per noi del Circolo 28 Ottobre la tutela della memoria storica rappresenta uno degli obbiettivi fondamentali della nostra militanza.
È dunque scontato il fatto che noi ci opponiamo strenuamente allantendenza (tipica degli ultimi sessant'anni) di celebrere le persone non per lo spirito che ha animato le loro azioni, ma per il colore politico che hanno vestito.
Forse un giorno si riuscirà a giudicare oggettivamente i fatti che caratterizzarono la prima metà del novecento, tuttavia questo giorno appare ancora troppo lontano.
Ci son uomini che non compirono nulla di speciale, ma per il fatto di possedere una tessera di partito vennero onorati con medaglie e riconoscimenti; ce ne sono altri, invece, che seppero dimostrare con corraggio ed ardimento il loro amore per la Patria, ma che furono da questa rapidamente dimenticati solo perchè non indossavano il "colore" che andava di moda.
Una di queste persone è Ferdinando Pacciolla. Nato a Gallipoli il 19 marzo 1918, si arruola in Marina a soli 16 anni; dando prova di straordinarie doti di nuotatore, entra a far parte degli "uomini gamma" della X° Mas: incursori, sabotatori, assaltatori, palombari, con perfetta conoscenza di diverse lingue, impiegati in missioni estremamente pericolose e spesso senza ritorno.
Malta, Gibilterra, Alessandretta, Biserta, Bona sono tra le missioni dove Ferdinando Pacciolla viene impiegato; ancora oggi tuttavia molte operazioni sono ancora coperte dal segreto di Stato. All'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale la neonata Repubblica nata dalla resistenza non solo non onora questi patrioti, ma decide di obbligarli, per essere riabiltitati, ad una scelta: o sei anni di carcere, o l'attività di sminamento dei porti: Pacciolla sceglie quest'ultima, commentando "preferisco saltare in aria su una mina, che rinnegare cio' che ho fatto ingrassando nelle galere!" Terminato lo sminamento, ne '48 viene ingaggiato per comandare i lavori di ampliamento del Canale di Suez, e la stima del Governo Egiziano gli vale altri prestigiosi incarichi: diviene Istruttore della Scuola Segreta Egiziana Sommozzatori, sotto il Governo della R.A.U. (Repubbliche Arabe Unite) e riceve l'onorificenza "Cavaliere dell'Ordine del Nilo".
Sono gli anni della guerra fredda, degli accesi contrasti nel Medioriente, e dell'attentato al presidente egiziano Nasser, e si scopre che in Egitto sono attive sei reti di spionaggio.
Pacciolla è accusato di appartenere ad una di queste, e viene imprigionato, condannato e torturato. Ottenuta la grazia, viene rimpatriato nel 1964.
L'anno seguente conosce e sposa Lucia Spinola, da cui avrà due figli: Maurizio e Federica.
Trova lavoro alla Minova di Bari, ma nel 1969 sia ammala di tumore: gli autorespiratori che aveva usato, lontani anni luce da quelli odierni, gli avevano danneggiato i polmoni.
Ricorverato in ospedale, ricevette poche settimane prima di morire la visita del Commandante della Decima MAS Junio Valerio Borghese. Rimasta vedova, la moglie Lucia dovette crescere da sola i due figli, con lo Stato che non riconobbe nessuna pensione per i numerosi servigi che Ferdinando Pacciolla recò alla Patria.
Numerosi documeti e testimonazanze sono oggi gelosemente custoditi dal figlio, che si batte affinchè vengano riconosciuti dallo Stato i giusti onori al padre.
Noi del Circolo 28 Ottobre ci auguriamo che Maurizio riesca a vincere la sua battaglia e a trovare un produttore che abbia il corraggio di realizzare un film su suo padre.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La Madre di Ferdinando Pacciolla era zia di mio padre Perrucci Eugenio, sorella di mio nonno Perrucci Luigi. Mesagne.