Lettera al Giornale Di Vicenza
È finalmente alle porte uno dei due avvenimenti più importanti in programma quest’anno nella nostra provincia: l’Adunata degli Alpini.
Centinaia di migliaia di persone si recheranno a Bassano per celebrare il glorioso Corpo degli Alpini, così radicalmente integrato nel tessuto culturale veneto.
Il successo e l’affetto di cui esso gode lo si deve tanto alle imprese militari del passato, quanto all’impegno sociale odierno.
Ed è proprio pensando alla grande immagine di solidarietà di cui godono oggi gli Alpini che credo sia ormai opportuno, ad oltre sessant’anni dal termine del secondo conflitto mondiale, riconoscere il giusto valore anche a chi lo si è sempre negato.
Faccio riferimento a quelle giovani penne nere che scelsero di combattere per l’onore e la difesa della propria terra durante la Repubblica Sociale Italiana, tra le file della Divisione Alpina Monterosa e del Quarto Reggimento Alpini della Divisone Littorio.
La scelta di lanciare quest’appello iniziò a formarsi il mese scorso, quando udii i racconti dalle penne nere repubblicane (pare che ormai siano rimaste in poco più di seicento) durante la Cerimonia tenutasi al Museo Risorgimentale della Piccola Caprera.
Ma chi furono e cosa fecero gli alpini repubblicani?
All’indomani del suo insediamento, avvenuto ufficialmente il 23 Settembre del ‘43, il governo della neonata Repubblica Sociale italiana aveva, tra i tanti problemi, anche quello di ottenere e dimostrare che l’RSI non era un manichino al servizio dei tedeschi, ma un’istituzione vera e propria.
Non mi soffermo a riproporre l’eterno dibattito sul grado di autonomia della Repubblica Sociale, perché non è lo scopo di questa lettera.
Come ebbe modo di dire Mussolini, “uno Stato che non dispone di forze armate è tutto fuorché uno Stato”. Una delle priorità dell’RSI era dunque la ricostituzione di un esercito che riprendesse la lotta a fianco dell’alleato tedesco, difendendo i confini e riscattando l’onore nazionale dal tradimento avvenuto con la resa dell’otto Settembre.
Dopo la nomina del Maresciallo Rodolfo Graziani a ministro della Difesa, si avviò la creazione dell’Esercito Nazionale Repubblicano (ENR) con prime quattro divisioni: la 1ª Divisione Bersaglieri Italia, la 2ª Divisione Granatieri Littorio, la 3ª Divisione Fanteria di Marina San Marco, e la 4ª Divisione Alpina Monterosa.
La Monterosa, allestita il 1° Gennaio del ‘44, fu costituita da volontari appartenuti al Regio Esercito e dalle leve delle classi 1924 e 1925, per un totale di circa 20 mila uomini. Da segnalare che sia la città di Vicenza, che quella di Bassano, ebbero l’onore di fornire il nome a due unità della Monterosa: il 3° Gruppo Artiglieria Vicenza e il 2° Battaglione Bassano.
Un intensissimo addestramento, della durata di sei mesi, venne avviato presso il campo di Münsingen, nella Germania Orientale, sotto la guida di istruttori tedeschi. Il 16 Luglio la Divisione venne passata in rassegna da Mussolini: di questa giornata rimangono due splendide immagini, una con la Divisione schierata al completo, l’altra col Capo dell’RSI che consegna alle unità la bandiera da combattimento perché ritornino in Patria per difenderne i confini. Rientrata in Italia la divisione fu incaricata di assumere la difesa costiera della riviera ligure da Nervi a Levanto, in previsione di uno sbarco alleato, e di assicurare il flusso dei rifornimenti fra la Liguria e la pianura padana.
Avvenuto lo sbarco in Francia, il 15 Agosto del ‘44, il pericolo sulle coste liguri venne meno.
Una parte della Monterosa venne dunque inviata sul fronte della Linea Gotica, in Garfagnana; un’altra andò a presidiare i confini alpini con la Francia, in Piemonte e in Valle d’Aosta.
Lungo la Linea Gotica la Monterosa ebbe degli scontri prima con i reparti della Forza di Spedizione brasiliana, poi con quelli della 92ª divisione di fanteria americana Buffalo, scontri che culminarono con l’operazione Wintergewitter (“temporale d’inverno”): alle prime ore del 26 Dicembre, assieme alle truppe tedesche, gli alpini attaccarono gli americani lungo il fiume Serchio, costringendo il nemico ad una rocambolesca ritirata. Anche se non portò a conquiste territoriali (dopo qualche giorno le truppe ripiegarono sulle posizioni precedenti in seguito agli bombardamenti aerei americani), l’offensiva si rilevò un pieno successo, sia perché diede alle forze attaccanti un generoso bottino di armi, viveri e materiali, sia perché la 5° Armata USA fu costretta a ritirare truppe dal critico settore a sud di Bologna per rinforzare il settore lungo il Serchio.
I reparti posti sul fronte alpino occidentale si trovarono a fronteggiare gli attacchi francesi. Verso Marzo quasi tutti i reparti della Monterosa vennero schierati lì, mentre i degaullisti intensificarono le pressioni sull’Italia al fine di allargare i confini francesi.
Mantenendo le posizioni, le penne nere repubblicane resistettero fino al termine del conflitto. La Monterosa venne sciolta il 28 Aprile del ‘45, in seguito all’ordine emanato dal Maresciallo Graziani. Alcune unità continuarono però a difendere i confini della Valle d’Aosta.
I Francesi, venuti a conoscenza della ritirata tedesca e sapendo di essere in vantaggio rispetto agli americani che arrivavano da Bologna, puntarono all’occupazione del territorio così da poter avanzare diritti sul tavolo dei negoziati. Ma i loro propositi furono mandati in fumo dalla resistenza degli alpini italiani, come il 4° Reggimento Alpini della Divisione Littorio e il Gruppo Mantova della Divisione Monterosa, che finirono di arrendersi agli americani solo il 7 Maggio.
Dei 20 mila alpini che composero la Monterosa, più di mille furono quelli che non fecero più ritorno a casa.
Siamo nel 2008: credo che ormai sia giunta l’ora di riconoscere il valore e il sacrificio di questi ragazzi.
Viva gli alpini!
Giacomino Timillero
Nella foto, Febbraio 1944: una pattuglia del 4° Reggimento Alpini controlla i confini lungo il Col de la Seigne, sopra Courmayeur